{Evento terminato}
IO NON SONO UN GABBIANO
Compagnia Teatrale OYES
IO NON SONO UN GABBIANO
ispirato a Il Gabbiano di A. Cechov
con Camilla Pistorello, Camilla Violante Scheller, Francesco Meola, Umberto Terruso, Dario Merlini, Dario Sansalone, Fabio Zulli, Daniele Crasti
assistente alla regia Noemi Radice
ideazione e regia Stefano Cordella
PROGETTO
Siamo partiti da un soggetto originale ispirato a Il Gabbiano di A. Cechov.
Dopo una prima fase dedicata alla condivisione di temi e suggestioni legate al testo e all’idea di riscrittura abbiamo lavorato in improvvisazione per permettere ai personaggi e alle relazioni tra essi di prendere vita. Solitamente il cuore di quello che poi sarà il testo definitivo scaturisce da questi primi incontri in cui i vincoli sono pochi e l’attore è libero di “giocare” senza razionalizzare eccessivamente. Le seguenti sessioni di prova serviranno a definire le situazioni e tirare le fila della drammaturgia: alterneremo scritture automatiche a vere proprie scene elaborate a tavolino. Ogni attore sarà anche autore del proprio personaggio insieme al regista che poi si occuperà di scegliere e assestare i pesi drammaturgici. L’ultimo step sarà quello del montaggio in cui sperimenteremo diverse soluzioni sceniche grazie anche alla collaborazione con il team tecnico (luci, suoni e costumi) fondamentale per dare corpo e ritmo allo spettacolo.
NOTE DI REGIA
Lavorare sul Gabbiano obbliga a fare i conti con se stessi senza via di scampo.
Al centro della vicenda c’è un giovane che vuole fare di una passione la sua professione e dimostare alla comunità che lo sa fare bene. Vuole stupire chi ama, colpire chi odia, attirare l’attenzione di chi non lo considera. Vuole darsi un senso all’interno di un mondo che forse non era il suo ma ci si è trovato e ora deve lasciare il segno. Kostjia è ossessionato dalla necessità di trovare forme nuove: quello che è già stato fatto non ha più motivo di essere ripetuto perchè l’ha fatto qualcun altro e non lui. Kostjia cerca disperatamente l’amore di chi non lo ama ed è disposto a distruggere chiunque provi a salvarlo dal baratro a cui ambisce. Attorno a Kostjia regna l’insoddisfazione e se “la vera felicità è desiderare quello che si ha” qui sono tutti infelici. Qualcuno prova a togliersi la morte di dosso ma un attimo dopo si stanca o si ritrova coperto di letame. C’è solo una speranza…ma quale?Dov’è? In terra o in cielo? E quale cielo poi?
Lo spettacolo si giocherà principalmente su due livelli: quello narrativo,che porta avanti la vicenda e le storie di tutti i protagonisti tra frustrazioni e amori non corrisposti, si scontrerà con la necessità di Kostjia di sperimentare nuovi linguaggi. Fino a che punto il “come” potrà influenzare il “cosa”? Probabilmente ci saranno alcuni passaggi in cui l’intervento di Kostjia regista invaderà la scena al punto da costringere i personaggi a farci i conti e modificare la propria azione di conseguenza. Quanto i fallimenti della sua ricerca peseranno sulle relazioni affettive con gli altri? E il nostro Kostjia giungerà alla stessa tragica conclusione descritta da Cechov?
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