PAGLIACCI ALL’USCITA – Roberto Latini
Residenza Artistica Armunia dal 20 al 25 luglio e dal 4 al 14 settembre 2023 – Teatro Nardini Rosignano Marittimo
PAGLIACCI ALL’USCITA
da Leoncavallo e Pirandello
di e con Roberto Latini
e con Elena Bucci, Ilaria Drago, Savino Paparella, Marcello Sambati
musiche e suono, Gianluca Misiti
luci e direzione tecnica, Max Mugnai
Pagliacci, dal libretto dell’opera di Ruggero Leoncavallo, con debutto a Milano nel 1892 e All’uscita, l’atto unico che Pirandello definisce “mistero profano”, andato in scena a Roma per la prima volta, nel 1922.
Sono due testi molto diversi per stile e contenuto, eppure profondamente accostabili: il primo è immerso nel verismo di fine ‘800, nella trama spietata del delitto d’onore e d’amore, il secondo è una parabola metafisica, quasi filosofica; Il primo è ambientato in un sud di sole e coltello, il secondo è un notturno di ombre e cimitero.
Sembrano, per struttura e doti, collocabili da una parte all’altra di un ponte ideale, fondamentale per la letteratura teatrale, che a cavallo dei due secoli, riesce a trasformare i percorsi sintattici in prospettive drammaturgiche; sembrano essere una bella occasione per riflettere nel tempo di oggi attraverso i riflessi dei secoli scorsi.
Quanto le scritture sceniche semineranno e raccoglieranno da lì in poi, nei nuovi cicli del Teatro, dei Teatri, sarà ciò che ci porterà nelle traiettorie del contemporaneo e in quel concetto di drammaturgia che oggi vanta una prossimità col linguaggio, più della regia stessa, o dell’occhio esterno, come in tanti casi viene scritto o definito.
La drammaturgia, allora, l’occhio interno, è quanto effettivamente in esplorazione, in esplosione.
Lo abbiamo imparato sezionando il concetto, la funzione, le sfumature e le possibilità.
Abbiamo moltiplicato l’occasione e l’abbiamo sollecitata, in lungo e in largo.
Abbiamo ammesso i concetti di drammaturgia del testo, del suono, della scena.
Abbiamo riscritto le parole originali e riscritto anche le riscritture.
Ci siamo dotati di nuovi strumenti per cercare di definire l’indefinito e lo abbiamo fatto portandoci in proscenio, dove finisce il palco e comincia il Teatro.
Nella frequentazione del confine, la prassi è il centro e la sua periferia.
Vorrei compromettermi, letteralmente, oltre le barriere di genere che abbiamo costruito o contribuito a creare, per necessità o politica.
Credo che dovremmo ridefinire il punto di vista attraverso il punto dello sguardo.
Fluidamente.
r.l.
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