GLI ANNI di Marco D’Agostin con Marta Ciappina
Residenza Artistica Armunia dal 25 al 30 luglio
GLI ANNI
di Marco D’Agostin
con Marta Ciappina
Nel panorama della danza italiana Marta Ciappina è un’interprete singolare: la sua danza sgorga sempre dal punto d’incontro tra il rigore del gesto tecnico e un’emotività sanguinolenta, a piena disposizione dello spettatore. Come autore con Marta sono sempre testimone di uno strano fenomeno: anche quando il movimento tende a una sublime astrazione, i suoi organi e le sue articolazioni traboccano di una qualche sotterranea, turbolenta e dolorosa forma di vita, innestata nei suoi ricordi e nella sua storia. Marta ha l’incredibile capacità di collocare e far vibrare nel corpo i suoi segreti.
Negli ultimi anni le mie opere assumono sempre più frequentemente un andamento narrativo, ma quali sono le forme non esplicite che un racconto può assumere in un ambiente coreografico? L’ambizione che vado rincorrendo è quella di rintracciare segni e mobilità slacciate dalle nostre iconografie e dagli schemi di riferimento, e che pure traghettino verso lo spettatore il peso specifico di una storia. Cerco dispositivi, formati e danze che si facciano carico del peso delle biografie, generando letture e interpretazioni ampie e popolari.
Il mondo grida il suo bisogno di storie: storie diverse, non aggressive, abbastanza grandi da contenere la complessità e assieme mantenere gli argini. Quando utilizzo il termine “storia” non considero solo l’accezione biografica, che pure dà spessore ed elettricità a un’interprete: Marta padroneggia logiche esatte per tradurre la pagina di un diario privato in una sequenza di danza. Più in generale m’interessa osservare il sistema di produzione e trasmissione di un racconto, reale o immaginario, fosse anchequello di una famiglia, di una stirpe o dell’umanità intera, e desidero osservarlo in circostanze coreografiche. Marta mette a disposizione di un autore un’esistenza travolgente e invita il pubblico a entrare nei luoghi più oscuri della sua storia; la sfida interroga dunque agli strumenti della narrazione, che non debbono ordinare i fatti, gli eventi e le descrizioni così come lo fanno la letteratura, la tradizione del racconto orale, la musica o il teatro; qui occorre organizzare un corpo con un’architettura complessa e al contempo scarnificata. La flessione di una mano deve saper da sola contenere ed evocare il ricordo di un pomeriggio al sole o la morte di un padre.
Non avrei mai l’ardire di addentrarmi in un territorio simile se non sapessi che questo lavoro può essere fatto con e per Marta, e che la sua biografia, duettando con quella della sua famiglia e del genere umano, può diventare una danza enigmatica e al contempo alla portata di tutti, emozionante come un romanzo di Ocean Vuong e misteriosa come un grigio rothkiano. É giunto il tempo di assumermi la responsabilità di un racconto coreografico che rivendichi orgogliosamente il proprio afflato sentimentale, senza cedere ad alcuna retorica.
GLI ANNI evoca attraverso due dei suoi omonimi sia il racconto personale e assieme generazionale del romanzo di Annie Ernaux, sia la canzone strappalacrime degli 883: del primo proveremo a riscattare l’andamento narrativo, che accoglie in un “noi” storico una coltre di dettagli; del secondo replicheremo la trama nostalgica ma leggera. Lo spettacolo sarà dunque costruito a partire da una playlist di brani pop e rock degli anni ’80, ’90 e 2000, una di quelle irresistibili e disordinate liste che Marta, come molti di noi, ha di sicuro registrato su una musicassetta.
La sequenza di canzoni costituirà la struttura del lavoro, ne cadenzerà il ritmo in modo letterale. Su questa partitura la scrittura coreografica troverà i propri agganci, in un rapporto variabile con gli appuntamenti musicali che tradirà e soddisferà alternativamente l’aspettativa dello spettatore. La colonna sonora, da intendersi nel suo senso cinematografico, da una parte ci proietterà in immaginari noti – viaggi in macchina, pomeriggi oziosi, party di compleanno -, dall’altra farà da contrappunto surreale e inatteso a danze che sembreranno non avere nulla a che vedere con le canzoni. Il musicista LSKA interverrà su questa lista deviando e manipolando le canzoni, così da rivelarne anche gli aspetti più inquietanti e mettendo continuamente in dubbio la linearità del formato.
Cercheremo il punto di vista del narratore benjaminiano, che è prima di tutto colui che ascolta i racconti altrui, e solo in seguito l’artigiano che conosce il mestiere per mescolare, ricombinare e riscrivere le storie che ha appreso. Osserveremo gli strumenti della narrazione prima di tutto in relazione al tempo, alla sua funzione specifica di stratificare progressivamente le memorie e di creare consequenzialità tra i fatti e gli eventi del corpo, generando affezione nei confronti delle cose.
Andremo cercando una presenza sfacciatamente frontale, che sveli dal primo momento il lavoro in corso. Un corpo arrendevole, perforato dalla realtà. Nessuna forma d’interpretazione o di forzata presenza; chiederò a Marta di prendere familiarità col pulsare dei propri pensieri in diretta, di fronte allo sguardo dello spettatore. Il pensiero e il suo ritmo daranno la punteggiatura al racconto.
Classificheremo i pensieri di Marta in segreti, desideri e memorie. Troveremo di volta in volta il punto di incontro tra ilpensiero e il pezzo, l’organo, la qualità o la mobilità del corpo, in modo da immettere il movimento in un flusso. Su questo flusso si proietterà sempre l’ombra di un romanzo, lunga e densa anche quando la scrittura risulterà frammentaria.
Dedicheremo un tempo ad osservare come si possa affondare nel segreto, come in una disperata danza in mezzo a un banchetto festoso. Se anche sembrerà inappropriata, avrà l’effetto di una battuta non capita.
CREDITI
di Marco D’Agostin
con Marta Ciappina
suono LSKA
luci Paolo Tizianel
collaborazione drammaturgica Chiara Bersani
promozione, cura Damien Modolo
organizzazione Eleonora Cavallo
amministrazione Federica Giuliano
produzione VAN
coproduzione Centro Nazionale di Produzione della Danza Virgilio Sieni e di Fondazione CR Firenze La Contrada – Teatro Stabile di Trieste ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione Altri partner in via di definizione
sostegni Centrale Fies
Durata approssimativa 40 minuti
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