DRACULA! (Himself) Bela Lugosi Un progetto di Woody Neri e Johnny Faina
Residenza Artistica Armunia dal 7 al 12 marzo 2022 e dal 7 al 11 maggio 2022
Restituzione 10 maggio ore 18 Sala Danesin Rosignano Marittimo
DRACULA! (Himself) Bela Lugosi
Un progetto di Woody Neri e Johnny Faina
“Uno straniero in terra straniera non è nessuno”
Dracula, Bram Stoker
di e con Johnny Faina e Woody Neri
ANTEFATTO
Buio. Il sipario si apre lentamente. Dalla foschia appena illuminata in controluce si delinea una sagoma tristemente familiare. Una bara. L’aria si riempie di lugubri latrati di lupi dei Carpazi e tuoni distanti. Le note di organo vibrano leggermente stonate mentre il coperchio della bara inizia a sollevarsi. Una mano. Lunghe dita artigliate ricoperte d’anelli fanno la loro comparsa dalla sottile fessura che separa il regno dei vivi da quello dei morti.
La musica si fa più intensa. La bara si spalanca: il Conte fa la sua comparsa davanti al pubblico. È lui: frac inamidato, scarpe di vernice, il mantello che scende sinuoso e sensuale lungo i fianchi, un piccolo papillon quasi invisibile sotto il mento squadrato. La brillantina riluce all’occhio di bue, mentre gli occhi si sgranano e le mani si contraggono delineando quella sagoma pipistrellesca che tutti conosciamo: Dracula è tornato tra noi,
per un ultimo, incredibile show.
Se nel 1952 ti trovavi a Las Vegas in cerca di vampiri, bastava recarsi al Silver Slipper Saloon, ogni venerdì sera. È qui che potevi trovare Dracula (in persona) Bela Lugosi esibirsi in un’improbabile varietà vampiresco tra numeri da cabaret e ragazze pinup. Il celebre attore ungherese che aveva reso il Re dei Vampiri un’icona ha passato gli ultimi anni della sua vita tra i night club del Nevada indossando quello stesso frac che lo
avevo reso una celebrità indiscussa degli anni ’30.
Ma cosa rimaneva di Béla Blaskò sotto quel mantello? Era davvero la stessa persona che aveva lasciato un paese dilaniato dalla guerra civile in cerca di un suo posto nel mondo? O sotto il cerone e il mascara si celava un’entità più oscura, più sinistra, antica come gli incubi che non ci lasciano dormire da bambini?
Bela Lugosi moriva, il 16 agosto 1956, pronunciando queste parole: “Io sono il conte Dracula, io sono il re dei vampiri, io sono immortale”. E si racconta che l’ultimo visitatore venuto a rendere omaggio alla sua spoglia mortale abbia visto un gigantesco pipistrello nero fuggire attraverso la vetrata.
La metamorfosi era completa: Dracula aveva risucchiato ogni residuo di vita all’attore, assumendone il fascino orientale, la parlata vellutata, il look impeccabile, ma lasciando alle sue spalle un guscio vuoto, un’icona per Halloween e pubblicità di dubbio gusto sulla prevenzione dalle carie.
Quella di Béla Lugosi non è la storia di un attore in cerca di successo. È una storia di vampiri. E come ogni storia di vampiri, anche questa finisce con un paletto nel cuore.
IL PROGETTO
Dracula! (Himself) Bela Lugosi è un show sospeso tra lirismo gotico, indagine biografica e black humor. Costruito sul modello del Bela Lugosi’s Review, lo spettacolo racconta la storia di un vampiro approdato nella Hollywood degli anni ’30 in cerca di lavoro. La vita di Lugosi e del suo più celebre alterego, il Dracula di Bram Stoker, vanno
mano a mano a intrecciarsi fino a diventare indistinguibili: l’immigrazione a Los Angeles, le mogli-vampiro conosciute sul set, il castello infestato di Beverly Hills, l’ascesa del Conte sul red carpet, l’acerrimo rivale Van Helsing alias Boris Karloff, la disperata ricerca di sangue in soluzione mista di morfina, fino al declino tragicomico come parodia di se stesso.
Quello che vogliamo realizzare in questo primo studio è una sorta di Grand Guignol contemporaneo che si interroga sui concetti di identità e di mistero e sul ruolo che gioca l’arte nel dare forma alle nostre fantasie e ai nostri incubi. In questa prima fase ci concentreremo sulla ricerca drammaturgica, portata avanti su un doppio binario: da un lato la pista Lugosi, con un’attenta indagine sulla sua figura e sul ruolo giocato dal cinema
di genere a cavallo tra gli anni ’30 e gli anni ’50, e dall’altro l’indagine contemporanea sul vampiro, partendo dal Dracula di Stoker, passando alle declinazioni culturali, antropologiche e mediatiche che hanno reso i vampiri un archetipo fondamentale della contemporaneità. In questa prima fase svilupperemo la drammaturgia dello spettacolo, l’humus verbale e tematico attorno a cui creare la performance finale. Accanto al lavoro sul palco, ci piacerebbe realizzare un diario di prove in forma di podcast, che racconti la nostra ricerca sulle origini del vampiro e sulla sua rappresentazione, cercando di rispondere ad una domanda: come mettere in scena, oggi, un mostro?
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