Negati i diritti per la messa inscena dei “Giorni felici” di Danio Manfredini si chiude con 900 firme la petizione di Fondazione Armunia a sostegno dell’artista
COMUNICATO STAMPA
Negati i diritti per la messa inscena dei “Giorni felici” di Danio Manfredini si chiude con 900 firme la petizione di Fondazione Armunia a sostegno dell’artista
Si è chiusa con 900 firme la campagna promossa da Fondazione Armunia a sostegno di Danio Manfredini, attore e regista teatrale tra i più importanti nel panorama nazionale e internazionale, due volte premio Ubu, costretto nel luglio 2022 a interrompere il progetto della messa in scena di “Giorni felici” di Samuel Beckett. La società Arcadia-Media, ente detentore dei diritti per l’Italia delle opere del drammaturgo irlandese, ha infatti bloccato la produzione, impedendo quella che sarebbe stata una felice unione tra il famoso dramma e una delle più grandi personalità del teatro italiano. Il motivo: il genere dell’interprete principale, lo stesso Manfredini, maschile, non rispetta quello del personaggio di Winnie, una donna. Prendendo in carico l’episodio, Fondazione Armunia si è fatta promotrice di una petizione online sulla piattaforma change.org per stimolare un cambio di rotta da parte di Arcadia-Media. All’operazione, supportata da una lettera aperta degli allora condirettori di Armunia, Fabio Masi e Angela Fumarola, hanno aderito nomi autorevoli del panorama teatrale italiano e internazionale, tra cui Goffredo Fofi, Eugenio Barba, Rita Frongia, Massimiliano Civica.
“Nonostante si attenga scrupolosamente alle indicazioni drammaturgiche, sceniche e attoriali date da Beckett per la sua opera, sia per quanto riguarda il personaggio principale (Winnie) sia per il personaggio secondario (Willy), ivi compresi gli oggetti di scena e i tratti distintivi dei costumi dei personaggi, a Danio Manfredini, uno dei maestri del teatro italiano, è stata negata la possibilità della messa in scena per un’unica variazione, il genere del protagonista”, spiegano Masi e Fumarola. “Questo aspetto, non reca con sé alcun carattere farsesco, allusivo, ironico, caratterizzante in modo ambiguo, irridente a mo’ di sovratesto, dal momento che l’inversione di genere dell’attore non è inversione del genere del personaggio e si attiene ad una recitazione del personaggio stesso con modi, voci, atteggiamenti e riferimenti interni al testo che sono rigorosamente in ossequio alla scrittura di Beckett e coerenti con il senso complessivo dell’opera e la funzione del personaggio stesso all’ interno di essa”.
E ancora: “La messa in scena di Manfredini non lede nessuna delle prerogative essenziali per ottenere la concessione dei diritti d’autore e il suo curriculum artistico teatrale (i numerosi premi nazionali vinti come interprete e regista e i suoi spettacoli in toto, sia quando ne è drammaturgo, sia quando ha messo in scena opere di repertorio) è garanzia di per sé, costituendo un elemento di grande rilievo nella valorizzazione e la diffusione dell’opera e dell’autore, avendo egli unanimemente e meritatamente ottenuto, in tre decadi, il riconoscimento dell’alto valore artistico delle sue rappresentazioni sceniche e degli esiti conseguenti, sia come interprete regista sia come pedagogo teatrale e particolarmente nel repertorio teatrale d’autore”.
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