Il POETA D’ORO. IL GRAN TEATRO IMMAGINARIO DI GIULIANO SCABIA: a Castello Pasquini di Castiglioncello la prima grande esposizione dedicata all’artista, fino al 9 ottobre 2022

Il poeta d’oro. Il gran teatro immaginario di Giuliano Scabia

a cura di Andrea Mancini e Massimo Marino

Castello Pasquini Castiglioncello (LI)

29 luglio – 9 ottobre 2022

La mostra Il poeta d’oro. Il gran teatro immaginario di Giuliano Scabia, è la prima grande esposizione dedicata all’artista, poeta e scrittore scomparso nel maggio del 2021. Organizzata dal Comune di Rosignano Marittimo e la Fondazione Armunia, in collaborazione con la Fondazione Giuliano Scabia, con il patrocinio della Regione Toscana, il sostegno della Fondazione Livorno con Fondazione Livorno Arte e cultura e l’ausilio de La casa Usher, la mostra è curata da Andrea Mancini e Massimo Marino ed è allestita nelle sale di Castello Pasquini a Castiglioncello, dove sono esposte foto, disegni, poesie, pubblicazioni, costumi, oggetti, pupazzi, le grandi sculture di cartapesta, totem giganti e cantastorie in ambienti che ricreano le suggestioni poetiche di Giuliano Scabia, arricchiti da contributi video e sonori. L’esposizione, collocata su due piani del castello Pasquini, mostra i molti lati dell’attività del poeta, drammaturgo e regista, romanziere, affabulatore ed esploratore dell’immaginario, provando a ricostruirne le idee, le azioni rivoluzionarie e le suggestioni poetiche per accompagnare il visitatore in un percorso nel suo mondo fantastico. Accoglie i visitatori all’ingresso del castello, la grande scultura azzurra di Marco Cavallo, simbolo della libertà dei diritti degli internati dell’ospedale psichiatrico di Trieste, doveva Scabia nel 1973 lavorava con Franco Basaglia.   La mostra è pensata anche per la fruizione delle scuole che, da settembre, saranno accompagnate nel percorso espositivo, alla scoperta del mondo di Giuliano Scabia con visite guidate. 

Nel giorno dell’apertura della mostra lo spettacolo “Evocazione del poeta e straordinaria apparizione de Il Diavolo e del suo Angelo” con Massimo Marino, Andrea Mancini, Annibale Pavone e Jacopo Yahya ha guidato il pubblico all’anfiteatro nel parco del Castello Pasquini, dove alle 18:30 si è tenuta la cerimonia d’intitolazione a Giuliano Scabia. L’inaugurazione della mostra alla Limonaia nel Parco del Castello Pasquini, è stata accompagnata da una incursione del gruppo dei Dinosauri della “Fantastica Compagnia Dilettantistica Amatoriale” che mise in scena nel 2019, proprio nell’anfiteatro che adesso porta il suo nome, l’ultimo suo lavoro teatrale “La commedia della fine del mondo”, intermezzo tratto dal libro “Il lato oscuro di Nane Oca.” Giuliano Scabia (1935-2021)  Inizia la sua carriera firmando i testi per La fabbrica illuminata di Luigi Nono dedicata agli operai dell’Italsider di Genova Cornigliano, nel 1965 pubblica la sua prima raccolta poetica, Padrone e servo, conosce Carlo Quartucci e realizza con lui la pièce da cui si fa nascere l’avanguardia teatrale italiana, Zip. Dagli inizi degli anni Sessanta rompe i canoni della tradizione teatrale, dilatando la scena, praticando un teatro partecipativo che si affaccia in paesi di montagna e di pianura, in quartieri periferici e centri storici di città, in festival internazionali e che con lui arriva a superare i cancelli dei manicomi. Il suo Marco Cavallo (1973), all’interno del quale gli ospiti dell’ospedale psichiatrico di Trieste inserirono simbolicamente tutti i loro sogni e desideri, diviene così nella storia della psichiatria, simbolo di libertà e di diritti. Docente per più di trent’anni al Dams di Bologna, dove nei suoi corsi mette alla prova testi, modelli e convenzioni teatrali cercando di capire se funzionavano e come, chiedendo agli studenti e alle studentesse di collaborare alla ricerca, impegnandoli a fondo, ascoltandoli, imparando da loro. (il libro Scala e sentiero verso il Paradiso, pubblicato postumo dalla fiorentina La casa Usher, documenta questo percorso). Conclude la sua attività didattica nel 2005 anno in cui vince il Premio Speciale Ubu, quale «instancabile reinventore di un immaginario teatrale contemporaneo attraverso l’opera di drammaturgo, raccontatore, compagno di giochi, maestro, non solo ex cathedra, di molte generazioni». Ha portato il suo teatro, le sue poesie, brani dei suoi romanzi in boschi e in altri luoghi non usuali; per anni ha alimentato un dialogo segreto tra un paese dell’Appennino reggiano, Marmoreto, e un gruppo toscano, quello della Briglia di Vaiano. Ha instaurato un rapporto particolare con il territorio di Rosignano Marittimo, dove ha compiuto alcune “camminate teatrali con poesia” e dove ha rappresentato, a Castiglioncello con persone del luogo, l’ultimo suo testo teatrale, La commedia della fine del mondo.

Orari mostra:

29 luglio – 11 settembre dal martedì alla domenica ore 18.00 – 23.00

16 settembre – 9 ottobre dal venerdì alla domenica ore 10.00 – 18.00

INGRESSO LIBERO

La mostra rimarrà chiusa in occasione degli spettacoli del Castiglioncello Festival 

In occasione della mostra è uscito il volume di Massimo Marino, Il poeta d’oro. Il gran teatro immaginario di Giuliano Scabia (La casa Usher) che con vari fascicoli fotografici segue l’andamento della mostra e ne fa, liberamente, da catalogo.

Servizi Culturali – Comune di Rosignano Marittimo

0586 724530 / 287

Fondazione Armunia

0586 754202

www.comune.rosignano.livorno.it

www.armunia.eu

www.visitrosignano.it

ufficio stampa Elisabetta Cosci mob.339 5711927 elisabettacosci.stampa@gmail.com 

CONTENUTO DELLA MOSTRA

All’ingresso del Castello Pasquini e per le scale si incontreranno alcuni “giganti” di Scabia” Marco Cavallo, il Drago di Montelupo, l’Ippogrifo di Ferrara e alcuni dei suoi cantastorie. Al secondo piano del Castello, la mostra si sviluppa secondo questa scansione:

  1. Il poeta albero

“Una signora impressionante / la poesia”

L’attività di Scabia è stata segnata in modo continuativo da un’ispirazione di poeta attento a decifrare “le lingue” del nostro tempo. In questa prima stanza sono raccolti documenti dei primi anni, riuniti intorno all’Albero dei Poeti. Si racconterà la formazione, l’impegno sociale tra Padova, Venezia, Milano, l’incontro con la fotografa Lisetta Carmi e con il compositore Luigi Nono che porta a creare Diario italiano e La fabbrica illuminata, l’insegnamento al Convitto Rinascita di Milano, scuola fondata dai partigiani. Sono esposti soprattutto materiali tratti dai lavori poetici, con forti esiti visivi

  1. La dilatazione del teatro e il teatro nello spazio degli scontri

Tra il 1965 e il 1973 Scabia si dedica al teatro, forzandone i canoni, facendo esplodere la scena, dilatandolo fino a trasformarlo in creazione collettiva nei quartieri metropolitani, con i bambini, in paesini, campagne, zone industriali. 

È uno dei “padri” dell’animazione teatrale, anche se alla fine degli anni settanta prenderà le distanze dagli esiti più scontati, dalle formule ripetitive in cui quel movimento si impantana.

Scrive vari interventi di politica e teoria teatrale, partecipando attivamente al Convegno di Ivrea del 1967.

Non abbandona mai la scrittura per la scena, da Zip, allestito con la regia di Carlo Quartucci e attori come Leo de Berardinis, Claudio Remondi, Cosimo Cinieri, a Interventi per la visita alla prova dell’Isola purpurea di Michail Bulgakov al Piccolo di Milano, a Scontri generali alla Biennale di Venezia, a Commedia armoniosa del Cielo e dell’Inferno e a Fantastica Visione, tutte commedie del ciclo del Teatro Vagante

La sala presenta manifesti, disegni, story-board, foto, partiture vocali, oggetti e altri documenti. 

  1. Il Paradiso terrestre di Marco Cavallo e altre apparizioni 

In questo ambiente si ricostruisce il Laboratorio P, realizzato nel 1973 presso l’Ospedale psichiatrico di Trieste diretto da Franco Basaglia, un primo esperimento di teatro nei luoghi dell’esclusione psichiatrica, uno spazio libero dove fu inventato, con malati, medici, infermieri, Marco Cavallo, totem azzurro e gigante della necessità di liberazione. Viene ricostruito il Paradiso terrestre di Marco Cavallo, foresta di oggetti pendenti, proiezioni dei desideri dei malati. Si ripercorrono con foto, documenti, oggetti, libri scritti a mano e disegni anche altri momenti dell’impegno immaginativo di Scabia al fianco della psichiatria democratica. Tra gli altri, il Drago i Montelupo, nato nell’Ospedale psichiatrico giudiziario del centro toscano.

  1. Il Gorilla Quadrumàno e la ricerca della “Vera storia”

All’università di Bologna con gli studenti mette in scena, come ricerca sulla cultura di base e sulle “radici”, il “teatro di stalla” che i contadini recitavano tra fine Ottocento e primi del Novecento nella Bassa reggiana. Con Il Gorilla Quadrumàno, con Il brigante Musolino, con fantocci giganti, cantastorie, burattini e altri materiali porta gli studenti in un viaggio meraviglioso tra Appennino, quartieri di periferia, festival internazionali (Nancy). Incontra col Gorilla Gianni Rodari, Tullio De Mauro, Gianni Celati e molti altri intellettuali. 

In questa esperienza il favolistico, il comico, l’immaginazione entrano nella sua ricerca teatrale, fino a quel momento principalmente orientata a domandarsi il senso del teatro e di un nuovo teatro politico. A Mira, per la Biennale di Venezia, con il suo Teatro Vagante, un carretto fiorentino con praticabili, va in cerca della “Vera storia” del territorio, prendendo in prestito il titolo da un poema sulla Resistenza scritto a un merciaio ambulante a Vaglie di Ligonchio. Nella sala si vedono cantastorie, fogli volanti, fotografie e altri oggetti.

  1. La città immaginata, il bosco, gli animali, il Diavolo e il suo Angelo

Dal soffitto di questa stanza pendono mongolfiere di carta, per ricordare una delle azioni create con gli studenti nella Bologna appena sconvolta dal “carnevale tragico” del Settantasette. In un canto si vedono i costumi del Diavolo e il suo Angelo, con i quaderni vergati a mano delle Lettere a Dorothea, spettacoli con cui Scabia si è messo in scena in prima persona dal 1979 a metà degli anni novanta girando per paesi città campagne. In un altro canto starà il suo Teatro Vagante di cartapesta, barca, caverna, cigno, lago, luogo di apparizioni. Alle pareti immagini di spettacoli creati in vari luoghi, anche in boschi, radure, o con camminate nella natura, per esempio, nel territorio di Castiglioncello, per i boschi, lungo l’acquedotto del Poggianti. Si racconta di corsi universitari anomali, di azioni nelle città e del suo teatro “con bosco e animali”. Scabia mette in questione le trasformazioni del mondo contemporaneo, cercando strade per rendere possibili forme di (temporaneo) “paradiso” in terra: ricerca sui corpi, sui racconti, sui rapporti con la natura e le bestie, sul teatro come viaggio, intrecciando e proseguendo nel tempo rapporti “segreti” con piccole comunità. 

I suoi corsi all’università diventano ricerche aperte sulla forma del teatro, della città, della formazione, della festa, con domande nate “a specchio” della sua attività esterna. 

  1. L’eterno andare, Nane Oca e il ritorno di Orfeo

In questa ultima stanza si racconta la sua svolta narrativa, materializzata da due cicli romanzeschi. L’eterno andare è il primo, storia romanzata della sua famiglia con fantastiche apparizioni di un diavolo e un angelo “borghesizzati” e la domanda su come si vinca la morte e si ritrovino le persone care. 

Parallelamente a quei romanzi, illustrati dallo stesso autore, si sviluppa l’epopea di Nane Oca, ambientata nel “Pavano antico”, saga dialettale e paesana che esplora radici popolari con ironia favolistica e con sguardo capace di radiografare, con immaginazione, i nostri tempi di smemoratezza e globalizzazione. 

Dalla fine degli anni novanta, Scabia attua un deciso ritorno alla poesia. 

I racconti, i versi, i poemi diventano sempre performance narrativa, le parole scritte vengono vivificate nella voce e nel corpo da questo affascinante affabulatore.

Nella sala si vedranno disegni, mappe, pagine, calligrammi, foto di narrazioni in pubblico e l’Albero dei poeti rari (di cartapesta).

Sala dei video

In una sala del secondo piano si potrà assistere a una proiezione continua dei molti video che documentano le diverse attività di Scabia, dalla didattica sempre pratica e partecipata all’università alla documentazione di azioni e spettacoli e a video originali.

Al primo piano

Tre sale porteranno più dentro le suggestioni, le magie di Giuliano Scabia. 

Saranno la sala dell’Opera della notte, notturno tragitto di poesia; quella di Castiglioncello, con i materiali di vari interventi e soprattutto con i costumi e i bozzetti della Commedia della fine del mondo, recitata al festival Inequilibrio per la prima volta con la regia di Scabia stesso; la sala delle scritture aperte sul mondo, con l’esposizione dei suoi libri, dei Quaderni di drammaturgia, delle Operine di augurio: tutti questi materiali, aperti, sembreranno pronti per tornare alla scena o alla voce.

 

A cura di:
Elisabetta Cosci

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