Cambia l’orario della mostra Il POETA D’ORO. IL GRAN TEATRO IMMAGINARIO DI GIULIANO SCABIA a Castello Pasquini di Castiglioncello
Da venerdì 16 settembre cambierà l’orario di apertura della mostra Il poeta d’oro. Il gran teatro immaginario di Giuliano Scabia, curata da Andrea Mancini e Massimo Marino e in corso al Castello Pasquini di Castiglioncello (LI). Dal 16 settembre al 9 ottobre, la mostra resterà aperta dal venerdì alla domenica dalle ore 10.00 alle 18.00 con INGRESSO LIBERO. Organizzata dal Comune di Rosignano Marittimo e la Fondazione Armunia, in collaborazione con la Fondazione Giuliano Scabia con il patrocinio della Regione Toscana, il sostegno della Fondazione Livorno con Fondazione Livorno Arte e cultura e l’ausilio de La casa Usher, la mostra Il poeta d’oro. Il gran teatro immaginario di Giuliano Scabia, è la prima grande esposizione dedicata all’artista, poeta e scrittore scomparso nel maggio del 2021. Nelle sale di castello Pasquini sono esposte foto, poesie, pubblicazioni, disegni, costumi, oggetti, piccoli pupazzi, totem giganti e cantastorie in ambienti che ricreano le suggestioni poetiche dello scrittore e drammaturgo, arricchiti da contributi video e sonori. L’esposizione intende mostrare i molti lati dell’attività dell’artista esploratore dell’immaginario, provando a ricostruirne le idee, le azioni rivoluzionarie e le suggestioni poetiche ed è pensata anche per la fruizione delle scuole che, da settembre, saranno accompagnate nel percorso alla scoperta del mondo di Giuliano Scabia con visite guidate. Giuliano Scabia (1935-2021) Inizia la sua carriera firmando i testi per La fabbrica illuminata di Luigi Nono dedicata agli operai dell’Italsider di Genova Cornigliano, nel 1965 pubblica la sua prima raccolta poetica, Padrone e servo, conosce Carlo Quartucci e realizza con lui la pièce da cui si fa nascere l’avanguardia teatrale italiana, Zip. Dagli inizi degli anni Sessanta rompe i canoni della tradizione teatrale, dilatando la scena, praticando un teatro partecipativo che si affaccia in paesi di montagna e di pianura, in quartieri periferici e centri storici di città e in festival internazionali. Inizia la sua collaborazione con Franco Basaglia e con lui arriva a superare i cancelli dei manicomi. Il suo Marco Cavallo (1973), all’interno del quale gli ospiti dell’ospedale psichiatrico di Trieste inserirono simbolicamente tutti i loro sogni e desideri, diviene così nella storia della psichiatria, simbolo di libertà e di diritti. Docente per più di trent’anni al Dams di Bologna, dove nei suoi corsi mette alla prova testi, modelli e convenzioni teatrali cercando di capire se funzionavano e come, chiedendo agli studenti e alle studentesse di collaborare alla ricerca, impegnandoli a fondo, ascoltandoli, imparando da loro. (il libro Scala e sentiero verso il Paradiso, pubblicato postumo dalla fiorentina La casa Usher, documenta questo percorso).
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