QUELLO CHE È Sull’immagine che si fa mondo

Incontro Pubblico

Sabato 2 Luglio – ore 16:00
La Limonaia Castello Pasquini – Castiglioncello
Incontro pubblico
QUELLO CHE È
Sull’immagine che si fa mondo

 

Presenti:
Fabio Acca
Silvia Rampelli
Attilio Scarpellini

 

Con Body Farm, Habillé d’eau si pone su un crinale instabile tra performatività e immagine. Dell’immagine tematizza la dimensione costitutivamente dinamica, operante, generativa, interroga il farsi tempo, orizzonte. Materia è solo parzialmente il corpo, nello slittamento tra primo piano e sfondo, reso sfondo dalle circostanze.

Contestualmente alla questione del performativo, al concetto di “presenza” e di insorgenza del corpo come limite della rappresentazione, Body Farm convoca inoltre una sempre più necessaria domanda intorno al “coreografico” come un sapere disponibile alla dimensione diffusa della conoscenza e come pratica della percezione e dell’incorporamento, in questo caso in relazione a luoghi non dedicati al patto sociale della rappresentazione.

Per questo abbiamo chiesto a Fabio Acca (Critico e studioso di arti performative) e Attilio Scarpellini (Critico e saggista) di dialogare intorno a questi temi dai loro osservatori disciplinari, in un incontro pubblico con Silvia Rampelli, regista e anima di Habillé d’eau.

Il gesto che mira all’essenza dell’immagine dirada lo spazio e il tempo per lasciare emergere “quello che è”, nulla di più e nulla di meno. Il problema dell’essenza dell’immagine, quindi, non è quello di un mondo ideale dietro al mondo materiale, ma è quello di un mondo materiale che si apra all’abisso che esso è per se stesso. La materia come infinita potenza, come apertura di questo mondo a se stesso, alla sua capacità di creare senso senza fine. La ricerca dell’essenza coincide con lo stupore per questo mondo e con l’impossibilità di rinchiuderlo in un sistema significante unico.

Se si dà quindi un’essenza dell’immagine, questa indica verso uno spazio aperto, i cui confini restano indecisi e in cui, quindi, non è data la possibilità di una assiologia, di un sistema di regole prescrittive e, al limite, nemmeno negative. La strada verso l’Aperto, verso questo gesto iniziale aprente, che l’essenza dell’immagine mostra, è una pragmatica, non una assiologia. E’ la prassi creativa dell’immagine che ne costituisce l’essenza e non viceversa. Si tratta di una pragmatica di picture acts, di immagini performative che, con il loro apparire, mostrano l’instaurarsi di un mondo.

Federico Ferrari, da L’insieme Vuoto. Per una pragmatica dell’immagine (2013)