5 Luglio 2020

BLIND DATE 2.0 di Giselda Ranieri: un incontro al buio tra danza, musica e parole

Intervista di Elena Pancioli

giselda ranieriLa danzatrice Giselda Ranieri presenta, nella prima parte del Festival Inequilibrio 2020, la versione aggiornata del progetto sulla composizione istantanea che porta avanti dal 2008: Blind Date 2.0

Cos’è Blind Date 2.0? E cos’è la Composizione istantanea?
E’ l’upgrade dell’omonimo progetto site specific “BLIND DATE” che nasce come sintesi di una ricerca personale sulla composizione istantanea che porto avanti dal 2008 e che si è focalizzata sulla relazione tra Corpo e Suono preferibilmente in contesti non-teatrali. Una serata dove il dialogo fra danza e musica è improvvisato, ossia non pre-scritto e ispirato alle architetture e ai contesti socio-culturali che ospitano l’evento.
Preferisco parlare di composizione istantanea (usato più in ambito musicale) sia per rimandare al mio approccio musicale alla creazione sia per slegarmi dall’uso spesso negativo legato a “improvvisare” (“arrangiarsi”, “assumersi un compito per il quale non si ha alcuna competenza specifica”…).

In questo articolo spiego meglio il mio pensiero a riguardo.

Che tipo di relazione intavolano nella tua teoria Corpo e Suono?
Sono un tutt’uno, un’amalgama, una sinfonia. Sia che si tratti di musica che muove o con cui duetto, sia di parola. Ho scoperto il suono-voce improvvisando. Da “danzatrice muta”, grazie all’improvvisazione, sono quasi inciampata nella parola. Parola che generandosi dal movimento (come avrei potuto altrimenti, non avendo io nessuna formazione vocale) si è fatta inizialmente suono inarticolato, poi giocato nei suoni sillabici fino alla parola piena di senso, ma sempre incorporata, sonoramente fisica.
Il mio interesse specifico verte sul “come” la danza modifica il suono trasformando anche il senso del testo che si apre ad altre possibilità. La mia, è sempre una parola incorporata.

Che valore ha l’evento e il luogo in cui viene ospitato?
L’evento ha per me, in questo progetto, il senso dell’accadimento, dell’incontro reale tra due persone, due corpi e le loro tékhne.
Il luogo è il contenitore fondamentale: il mio modo di improvvisare si nutre di immaginari che si creano in relazione allo spazio che mi circonda, le dinamiche ed energie che lo attraversano e caratterizzano. Ogni particolare che entra nel mio campo visivo, viene registrato e metamorfizzato: sta poi a me “decidere” se trasformarlo in output cinetico o se lasciarlo scorrere via. Il mio approccio compositivo è molto simile a una meditazione in movimento: tutto scorre davanti a me, ma qui e là qualcosa colpisce la mia attenzione (musica, gesti, traiettorie architettoniche, colpi di tosse…) si insinua nel corpo-mente e si trasforma e traduce nel mio agire in scena.

Qual è la particolarità di questa versione?
BLIND DATE 2.0 nasce dal ciclo di improvvisazioni (BLIND DATE) dove i miei partner artistici erano musicisti con i quali avevo già condiviso pratiche o creato una certa consuetudine performativa: approcci che già conoscevo; il piacere di chiacchierare con una voce amica. Con questa versione, invece, ho voluto spingermi oltre e provare il brivido del “primo appuntamento” con uno/a sconosciuto/a: come sarà l’incontro? Ci si intenderà al primo suono? Mi piacerà la sua voce, gli/le piacerà il mio approccio? ecc.
Un incontro al buio, dove spero sempre si abbia la pazienza e la curiosità di scoprirsi a vicenda, davvero, senza timori o pre-concetti.

(Domanda di rito) Il tempo di sospensione dovuto alla pandemia, per tuo conto, cosa lascia al mondo della danza e nel tuo lavoro di artista/danzatore?
Forse una maggior consapevolezza di “classe”, del valore del nostro mestiere e della nostra dignità: da ri-scoprire, ri-affermare, difendere.
Credo che gli effetti emergeranno in modo più consapevole tra qualche tempo, ma già ora sento “un qualcosa” spingere: nel corpo, nel modo di danzare, nell’irrequietezza di sottostare a ritmi del passato che si ripropongono uguali a prima come se nulla fosse successo. Uno strano sentire tra l’eccitazione di ricominciare e la nostalgia per un tempo dedicato alla riflessione. Spero che quello che tutti noi abbiamo vissuto in quarantena possa aprire nuove strade, più coraggiose e consapevoli, nel nostro fare ad ogni livello.

A cura di:
Elena Pancioli

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