Essere umani molto da vicino
È una fortuna poter lavorare con artisti che abbiano una lunga e articolata storia artistica.
Questo è il caso sia di ÉTOILE che di STAR.
Il corpo di un artista che si esibisce dal vivo è un corpo che si estende nella ricerca, è un corpo consapevole di senso (e di dissenso), capace di allertare i sensi, di perturbare.
Dopo una lunga vita sulla scena- quando l’equilibrio del danzatore si fa precario e le ossa sporgono come rami in cerca di luce e non ci sono più virtù e giovinezza da esibire- si va all’osso appunto, si indaga il piccolo, il sottile, l’inenarrabile, si evocano i fantasmi di una vita e si desidera danzare come mai si sarebbe immaginato. È questo il desiderio.
Se metti insieme la lunga vita di un artista, più la storia che desidera incarnare (o il fantasma che cerca di evocare), viene fuori una terza storia: il suo umano ritratto.
Serve una storia che faccia la grazia di nascondersi, una drammaturgia che rispetti l’intelligenza del pubblico e che non suggerisca chiavi di lettura, serve che l’artista sia presente, che in scena indaghi attimo per attimo tempi e forme, affinché l’amato pubblico possa immaginare l’indicibile, vedere l’invisibile, sentire quel che un attimo prima ancora non c’era, ognuno così sarà libero di evocare i propri fantasmi.
Rita Frongia
(in foto Rita Frongia e Teri Weikel)