21 Maggio 2021

“Nessuno è maestro” ma tu per noi lo sei stato. Vola leggero Giuliano Scabia!

“Nessuno è maestro. Esci di strada e inciampi oppure dici una cosa completamente errata. Dov’è la maestria? Per fortuna è pieno di maestri che però sbagliano e sbagliare è maestria. Uno è il maestro assoluto: il bambino mentre esce dalla pancia della mamma ma quando è uscito già non lo è più. Proprio mentre sta uscendo egli è maestro perché o viene fuori o muore! In quel momento è maestro assoluto della propria vita. Subito dopo cominciano i deragliamenti” Così la pensava Giuliano Scabia, e così ci aveva raccontato in un’intervista di Gianluca Grimaldi per il nostro blog. Eppure per noi che lo abbiamo conosciuto, un maestro lo è stato. E’ volato via venerdì 21 maggio, a Firenze dove viveva da tempo, poeta, narratore, drammaturgo e romanziere, Giuliano Scabia, nato nel 1935 a Padova. Artista poliedrico, sperimentatore coraggioso, tra i primi a portare il teatro fuori dai luoghi canonici. Il suo «teatro vagante» ha percorso strade piazze e scuole, ma anche ospedali psichiatrici e centri di igiene mentale. Il suo «Marco Cavallo», di legno e cartapesta, nel 1973, aprì il corteo dei «matti» in uscita dal manicomio di Trieste, dove Giuliano con Franco Basaglia ha combattuto per la apertura dei manicomi. Aveva collaborato con Luigi Nono con testi per La fabbrica illuminata, composti ascoltando gli operai dell’Italsider di Genova. Ha insegnato drammaturgia al Dams di Bologna e si è scoperto poi narratore fantastico producendo racconti come Lorenzo e Cecilia, (Ciclo dell’eterno andare) o i racconti di Nane Oca, popolati di esseri fantastici. Tutti i suoi libri sono stati pubblicati da Einaudi. La poesia è stata sempre al centro del suo operare e del suo pensiero. Con Armunia aveva un rapporto particolare, da quando si era trasferito a Firenze spesso veniva al Castello Pasquini a lavorare, qui ha costruito molte sue scenografie, ha tenuto laboratori, ha scritto e creato nuovi lavori. Nel 2019 inaugurò il festival Inequilibrio e a maggio dello scorso anno tornò a Castiglioncello per una grande festa, quella in ricordo di Giacomo Verde, alla quale chiamò a raccolta tutti gli amici di Giacomo e durante quella festa all’anfiteatro di Castello Pasquini volle, sul palco, consegnare “il testimone” a Tommaso Verde. Giuliano, come Giacomo, è volato via in un giorno di maggio.

Il ricordo di Fabio Masi e Angela Fumarola, condirettori di Armunia:   

E dopo Franco Loi, scomparso a gennaio, anche Giuliano Scabia ci ha lasciato. Giuliano ha accompagnato Armunia fin dall’inizio, con le sue camminate poetiche tra boschi e prati, gli incontri con altri poeti, tra i quali appunto Franco Loi. In questi ultimi anni soprattutto la presenza di Giuliano ad Armunia e nel comune di Rosignano è stata sempre più continua. Nel 2019 inaugurò il festival Inequilibrio con “La commedia della fine del mondo (con dinosauri)” tratto dal suo ultimo libro “Il lato oscuro di Nane Oca” messo in scena dalla “Fantastica compagnia dilettantistico amatoriale” costruita con un laboratorio a più tappe, tenuto ad Armunia, che aveva coinvolto 25 cittadini di Rosignano e della zona. L’esperienza nata a Castiglioncello fu poi esportata a Vicenza nel novembre dello stesso anno. Nel 2020 lo chiamammo per ricordare, in una magnifica serata, un altro amico e artista scomparso, Giacomo Verde, che in lui aveva riconosciuto un Maestro. Il vuoto lasciato da Giuliano è enorme. Un vuoto per il teatro, per la poesia, per l’arte italiana e un vuoto grande per Armunia e per il nostro territorio al quale Giuliano ha dato tanto; un vuoto per noi, che pensavamo che non ci avrebbe mai lasciato, tanto eravamo abituati al bello della sua poesia, del suo fare arte, dei suoi racconti dei tempi Basagliani, della sua voce musicale e anche della sua severità, sempre affettuosa. Pensavamo che fosse immortale, tanto era la sua vitalità, la sua gioia della vita, consapevole di tutte le sfaccettature di cui essa si compone, anche della morte. E ora, spontaneamente, ci chiediamo come faremo senza di lui, in questo “mondo grande e terribile”. Certo ci accompagneranno le sue opere, i suoi libri, i suoi disegni; certo è la vita che è così, e in qualche modo dovremo far fronte alla sua assenza. 

A cura di:
Elisabetta Cosci

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