Corpi e forze in Sguillada di Caroline Savì e Juha Marsalo
Intervista di Claudia Caleca e Elena Pancioli
Arrivano dalla Corsica, in Residenza Creativa ad Armunia nella sede di Rosignano Marittimo, loro sono Caroline Savì e Juha Marsalo e mettono le basi di Sguillada, il nuovo progetto della loro compagnia LaFlux. Sono attivi nella scena artistica contemporanea come Cie LaFlux dal 2009, il loro lavoro si nutre di “metafore coreografiche”. Per portare i corpi al confine dell’essere usano un lavoro circolare che muove peso e forze come “acque”. Savì danzatrice e Marsalo coreografo, esplorano infatti la disponibilità del corpo nella fluidità del movimento attraverso la “Open Danse”. A tal proposito abbiamo pensato di avvicinarci al loro nuovo lavoro e farci raccontare qualcosa in più sulla loro ricerca artistica…
In che cosa consiste la “Open Danse”?
Caroline: E’ sia una visione filosofica e di ricerca sia una pratica gestuale. Rappresenta il giocare con la nostra naturale capacità di adattamento al presente facendone emergere uno squilibrio permanente e di non ritorno. Ci concentriamo nell’osservazione della forza e fluidità del movimento del corpo e del suo essere agile, flessibile, reattivo, all’esistere nel mondo. Il modello a cui si ispira la nostra ricerca è quello del bambino che impara e apprende. Le domande che ci poniamo sono: “Come adatta l’uomo le sue condizioni di vita al cambiamento e al suo ‘flusso continuo’?”.
Crediamo esista un movimento che vada avanti e indietro verso l’ignoto, verso la molteplicità di astrazioni, energie, eventi, incontri…come un fiume. Open Dance mette quindi in discussione gli strumenti propri della danza basandosi su un’esistenza che segue il “cervello rettiliano” (bisogni e istinti primari) e il “cervello automatico” (impulsi automatici che si allenano con l’esperienza). Lavorando sui limiti fisici e psicologici, automatismi e blocchi, si arriva a trovare la naturale mobilità per riacquistare confidenza e libertà completa. Sguillada, un “Solo”, è nato proprio lavorando nel “territorio aquatico” con sport quali lo skateboarding e il surfing. Così, dalla tavola, si passa alla danza e alla partitura coreografica fino al palcoscenico, senza oggetti. L’idea è di passare da un universo urbano e “dimostrativo” , quindi tangibile e concreto, a una visone più astratta e misteriosa.
Come è nata l’idea di Sguillada?
Juha: E’ il continuo della ricerca verso l’intelligenza sensibile dell’essere umano. “Sguillada”, espressione della nostra terra (scorrere, avanzare), si connette a “ride”, (corsa), in connessione con il mare e la strada, quindi due elementi essenziali in Corsica. Ho creato due versioni del solo: una in situ e una per il teatro. Abbiamo “de-territorializzato” la corsa per portarla sul palco e “de-territoriallizzato” il teatro per riportarlo in strada.
Caroline: Mi tuffo in tutto e per tutto nel “mondo della corsa”, un mondo dinamico di adattamento in tempo reale per parte di un altro elemento mobile la cui potenza o velocità è potenzialmente maggiore di quella dell’uomo. Mi è stato indispensabile studiare le creazioni di luce di Anthony Mac Call, un designer di luci americano il quale vede la luce come vero e proprio materiale. Il risultato è una somma di linee che creano luci solide che ricordano piante, materiali, paesaggi. A questo uniamo la musica e ritmi dal vivo di Eva Tamisier e Migué Dominici (rispettivamente chitarrista e batterista, con loop elettroacustico). L’ispirazione arriva anche da elementi come film e racconti fantastici. La specificità del lavoro sta nella trasposizione e relazione tra il vissuto personale, la nostra natura e le possibilità nello spazio scenico.
Qual è il ruolo del danzatore?
Caroline: In questa piece il danzatore incarna una figura futurista composta da energia sgargiante. Nelle sue gestualità si gioca con la temporalità dello scorrere-scivolare e con l’emozione. Sempre in relazione con l’orizzontalità e la verticalità delle forze, il ritmo della scena, la corsa del cuore che vive e muore, l’obbiettivo è dialogare e trovare una complicità tra i corpi e le forze: accettare e adattarsi al flusso. Infine la cosiddetta pratica del “ride” si collega allo sport e alla coreografia di Sguillada per trovare il proprio modo di evocare ciò che non è altrimenti definibile.
Puoi approfondire l’uso degli altri codici scenici?
Caroline: La danza, la musica, le luci e, più ampiamente, la scena non sono altro che metalinguaggi che vanno a creare un sistema di significazioni al di fuori del linguaggio stesso. Siamo interessati alla luce come elemento scenografico (uso di laser, fumo, nebbia) per cercare di far emergere la sensazione di una realtà instabile che ci abbraccia nello spazio-tempo dello spettacolo. La coreografia è centrale e i movimenti rivelano una serie di posture che si susseguono come una continua metamorfosi. Il ritmo ricorda la sequenza di un sogno con apparizioni e sparizioni. La musica invece consiste in diverse tracce che si intrecciano l’una nell’altra, proprio come nell’accavallarsi delle onde: i musicisti ricostruiscono un linguaggio sia senza tempo, che “parla” col ritmo, sia contemporaneo perché fa parte dell’immaginario odierno. Anche i costumi sono importanti, realizzati da Cécile Casabianca, e si ispirano ad abiti da cerimonia, ai personaggi di “Mad Max” di Enki Bilal e anche alle creature marine. Il fine è quello di mischiare la suggestione metallica, la luminosità e la trasparenza.