Residenze creative: i Sosta Palmizi e la “fantastica” di Gianni Rodari
Intervista di Elena Pancioli
Abbiamo avuto il piacere di intervistare Giorgio Rossi danzatore, coreografo e fondatore, insieme a Raffaella Giordano, della Compagnia Sosta Palmizi. L’immaginazione come la fantasia sono due parole astratte che accompagnano da sempre il lavoro di Giorgio Rossi. Negli anni si sono anche avvicinate al teatro per bambini, tra i suoi spettacoli ricordiamo: La favola esplosa (2005), Col naso all’insù (2016), Costellazioni. Pronti, partenza… spazio! (2018).
La Compagnia porta in residenza ad Armunia uno spettacolo Esercizi di fantastica (titolo provvisorio) inspirato al lavoro letterario e creativo di Gianni Rodari e un laboratorio con le scuole Il corpo poetico propedeutico allo spettacolo. La regia è curata dallo stesso Rossi e con lui sono all’opera Francesco Manenti, Elisa Canessa e Federico Dimitri.
Data la vastità del lavoro di Gianni Rodari, quali sono stati i libri di riferimento che hai scelto per questo lavoro e perché?
Premetto che ho letto tutta l’opera di Rodari fin da bambino. È stato amico di mia mamma e di mio papà, entrambi educatori, ma non ho mai avuto il piacere di conoscerlo direttamente. Sono partito dal libro Grammatica della fantasia e da lì, il titolo, Esercizi di fantastica. Lo spettacolo sarà fisico, materico. Da coreografo ho deciso di non usare le sue parole, ma di utilizzare la fantastica, i suoi principi. Daremo una definizione a quelle parole nello spazio e nel tempo attraverso il corpo e grazie ad altri strumenti come il suono, la musica e gli oggetti. Ricreeremo un viaggio fantastico in cui il luogo stesso si trasformerà e muterà. Inoltre la scelta degli oggetti che abbiamo fatto rispecchia l’idea rodariana che vede la trasformazione di un’oggetto semplice, di uso quotidiano, in un veicolo di senso, intriso di valore.
Abbiamo preso tre parole: casa, cellulare, farfalla con l’obiettivo di descrivere il sentimento di noia. Così abbiamo tessuto una trama immaginando una famiglia di grigi, incolori, scialbi che si ritrovano completamente obnubilati dal mezzo tecnologico (il cellulare) senonché apparirà loro una farfalla che gli farà scaturire la fantasia portandoli alla ricerca della famosa fantastica. Infatti, parafrasando, Rodari affermava l’esistenza di una fantastica nata anche dalla contrapposizione alla logica ispirandosi da surrealista, negli anni ’50, all’opera di Alfred Jerry e alla sua patafisica ossia “la scienza delle soluzioni immaginarie”.
C’è un intento di attualizzazione?
Si, assolutamente! Io sono molto vicino alle teorie di Danilo Dolci quindi credo molto nella sua idea di conflitto. Credo nell’idea di comunicazione intesa come apertura e partecipazione al dibattito, scambio sereno di contrarietà per la risoluzione dei problemi che implica soprattutto l’ascolto. Questa attualizzazione avviene concretamente e visivamente nello spettacolo attraverso l’impatto con i costumi (creati da Beatrice Giannini). Vedrete anche degli IPad sinonimo di distrazione che però istigheranno alla creazione e porteranno a un sentimento di opposizione. Insomma, riporteremo Rodari all’oggi.
Sbirciando qualche prova dello spettacolo ho visto sul palco questa grande casa di legno (scenografia di Francesco Givone) con cui “giocavate” trasformandola in un dondolo. Ritroveremo un po’ della materia circense che ha fatto anche parte del tuo percorso formativo?
Si certamente. Tutti metteranno in campo le loro abilità. Ho conosciuto Federico Dimitri nell’Accademia Teatro Dimitri in Svizzera, scuola di teatro non-verbale che spazia dal clown, al circo, legata anche a Jacques Lecoq. Elisa l’ho conosciuta in uno spettacolo circense Ombra di luna in cui si esibiva con i tessuti e lì ho conosciuto anche Francesco che faceva l’equilibrista. Nella danza sei anche saltimbanco, qui useremo le nostre abilità fisiche per raccontare una storia. Useremo la parola attraverso le onomatopee e ricreeremo dei caratteri-personaggi-archetipi usciti dalle storie di Rodari come dalla novella C’era due volte il Barone Lamberto.
Come stai preparando i bambini delle scuole nel laboratorio “Il corpo poetico” che stai portando avanti e che rapporto hanno con il corpo?
Con i bambini di prima elementare ho fatto un “gioco” che li metteva di fronte a delle affermazioni e ai corrispondenti movimenti, veicolo di relazioni: io, tu, noi, loro. Ecco, tutto questo accostato ad una musica diventa danza. Azioni quotidiane come prendere i calzini o lanciare una palla possono diventare danza.
I bambini osservano molto il corpo. Il corpo comunica e la voce è corpo e materia. Il corpo quindi esprime e in questo spettacolo lo farà attraverso la fantastica.
È interessante come dai movimenti e dalla pronuncia delle parole si palesino le diverse individualità e personalità di ogni bambino.
C’è la volontà di stimolare sia nei bambini che negli adulti quegli interrogativi, quelle domande, i famosi perché di Rodari?
Certo, la danza è solo domanda, perché è natura che in quanto tale è piena di interrogativi.
Come ultima domanda ti chiedo: Rodari non è forse un autore anche per adulti?
Rodari diceva sempre che leggere le favole hai bambini serve più agli adulti che non ai bambini. Loro troveranno subito delle motivazioni. Il compito dell’adulto è invece di ricercarle. Rodari distingueva la figura dell’adulto da quella del genitore. Il genitore non dove trovare il bambino dentro di sé, ma dove imparare a capire e comprendere, saper creare un recinto di libertà.