Antonella Questa: come nasce un’idea? Processi creativi nel mondo dei “forse”
Intervista di Benedetta Pratelli
Le conversazioni con Antonella Questa non possiamo più chiamarle interviste. Di casa ad Armunia già da qualche anno è lei infatti a tenere le fila di tutti i discorsi e noi ce ne stiamo beati ad ascoltarla raccontarsi: nuovi progetti, nuove idee, tematiche sempre nuove, eppure alla fine sempre così legate al suo filone di ricerca.
L’incontro di giovedì inizia con una storia su instagram, sì perché scopro soltanto adesso che con orgoglio Antonella (@antnqu per chi volesse seguirla) si definisce un’ “Attricik amante degli autogrill & BeatuyinfluenZer di bulbi piliferi“: insomma, instagram come un’alternativa vincente alla comunicazione più classica e un modo interessante di fare comunità, come mi spiegherà più avanti.
Al Teatro Solvay per la prima di tre residenze artistiche, Antonella ci espone il nuovo progetto di lavoro, nato dall’esplicita richiesta di una sua cara amica, la giornalista Maria Silvia Sacchi del Corriere della Sera, ideatrice del Family Business, festival delle imprese familiari. La macrostoria del nuovo lavoro racconta infatti proprio le vicende di un’azienda familiare: una madre e una figlia che si confrontano con il tema del passaggio generazionale,.
“Qui andiamo a scavare nei rapporti familiari, ovvero là dove io sguazzo: sono anni e anni infatti che mi appassiono al mondo delle relazioni. Con Infanzia Felice sono andata a toccare le radici di questa ricerca sulla famiglia, che già avevo raccontato in Vecchia sarai tu, in Un sacchetto d’amore (che andrà in scena al Teatro Solvay a Febbraio 2020). La famiglia è il luogo da cui tutti partiamo e in questo caso la analizzerò anche dal punto di vista economico, del rapporto con il denaro, con il potere… alla fine è questo che caratterizza la difficoltà del passaggio generazionale: la difficoltà di passare di mano il potere, di lasciare qualcosa e ovviamente confrontarsi con la morte. È un passaggio molto delicato, i consulenti esterni consigliano di essere seguiti, dal coach, dal notaio, dal commercialista o comunque da figure che accompagnino. Spesso invece il problema viene sottovalutato, in famiglia non se ne parla, con il risultato che a causa di malattie o morti improvvise i più giovani devono prendere le redini dell’azienda e ovviamente non hanno gli strumenti e le conoscenze per farlo”.
Antonella Questa racconta col fervore di chi ha studiato tanto e non vede l’ora di renderti partecipe, di chi sa che l’argomento è complesso ma ha un interesse potenziale altissimo.
La ricerca
“Ho iniziato come sempre con dei libri, ho studiato il sistema delle aziende aperte, in cui c’è una visione completamente nuova rispetto a quella delle aziende classiche, e poi ho iniziato da qualche mese anche a fare alcune interviste utilizzando i social!
Ho iniziato a interagire molto con la piccola comunità che mi segue su instagram: attraverso le stories io racconto un po’ tutte le tappe del mio viaggio e mi rendo conto che è una cosa che appassiona, perché permette di mostrare il processo creativo. Durante queste stories a volte pongo domande e ho quindi chiesto se qualcuno facesse parte di aziende familiari e se avesse voglia di essere intervistato. Ho parlato per esempio con una giovane donna che appartiene alla seconda generazione di un’azienda familiare in cui lavora con i fratelli: si tratta di un’officina meccanica molto grande e lei mi ha raccontato un po’ come funzionano le gerarchie interne; o ancora ho intervistato di recente la terza generazione di una società per azioni di Pomezia, leader nel settore.
Una domanda da cui ho avuto risposte interessanti è cosa vorrebbe una figlia che sua madre le lasciasse in eredità o al contrario che cosa una madre vorrebbe lasciare…insomma per il momento è una ricerca a tutto campo.
Continuando a raccontare escono fuori tutte le connessioni a cui Antonella ha pensato nei mesi precedenti e in questi giorni di studio e, come ci aveva anticipato, il tema saranno, sì, le aziende familiari, ma l’argomento e le riflessioni in campo saranno molte di più: dal passaggio generazionale interno a ogni famiglia (“ho pensato anche alla mia in cui, anche se non abbiamo un’azienda familiare, mia nonna ha gestito da sola due appartamenti fin quasi all’età di novant’anni senza che mio padre o mio zio riuscissero a subentrarle!”) al cambiamento che riguarda la società attuale, ovvero il passaggio da una generazione più vecchia a una nuova, fatta di giovanissimi che guardano al futuro (ne è esempio Greta Thunberg) e che non fanno altro che “metterci di fronte a problematiche che non vogliamo considerare, da quelle ambientali a quelle relative alla legge sullo ius soli“.
“Un’altra cosa che ho scoperto e mi fa molto riflettere – continua – è il discorso di genere. Nei prossimi giorni intervisterò l’amministratrice delegata di un’importante azienda, che mi ha detto di volermi parlare proprio di questo. Al momento del passaggio generazionale solitamente ai maschi vengono affidate le azioni delle spa, alle femmine vengono invece dati i soldi, i beni… e il pensiero che mi è venuto di riflesso è che questo meccanismo è comprensibilissimo perché, se ci pensi bene, per i maschi l’azienda è l’unico modo per fare un figlio senza passare dalla donna! Quante volte sentiamo dire “io non sono il primo figlio di mio padre, il primo figlio è l’azienda!”
Ecco, io porterò in scena una donna imprenditrice, figlia di un imprenditore, figlio a sua volta di un imprenditore… “tramandiamo di padre in figlio”: dirà la madre!
Trovo molto interessante tutto questo sistema patriarcale a cui in qualche modo siamo inconsciamente sottomessi, a cui come figli ci adeguiamo senza riuscire a svincolarci: dalle tradizioni di famiglia, dal vecchio cassettone della nonna, che assolutamente dobbiamo tenere, o dai valori familiari in nome dei quali spesso viene impedito ai giovani di cambiare…”
La novità
“La vera novità è che in scena questa volta non sarò da sola. Con me ci sarà Francesca Turrini, che ho conosciuto grazie a Thanks for vaselina di Carrozzeria Orfeo (uscito da poco in versione cinematografica) e l’ho vista nello spettacolo di Scarpinato, Se non sporca il mio pavimento. A breve inizierò a inviarle del materiale su cui poter sognare e poi io sarò al suo servizio: ho già in mente i personaggi, ho bene in mente che cosa vorrei concretamente in scena, e su questo quadro mi muoverò insieme a lei. Francesca è fisicamente imponente, è bella, è bravissima…ecco, lei sarà mia figlia! Sarà lei a raccontare la storia: voglio una protagonista del mio spettacolo!”.
La nostra “Attricik” è ripartita per Parigi e su instagram, in un bellissimo post che vi lasciamo il gusto di leggere da soli, ha scherzato: “Non ho ancora trovato la pubblicità perfetta o un discorso convincente per l’Oscar, ma so per certo che le basi per raggiungere questi obiettivi sono state gettate!”
Ne siamo convinti anche noi Antonella, ci vediamo alla prossima residenza!