Da Nerval a Beckett: la futura sinfonia di Maurizio Lupinelli e Elisa Pol, due veterani di Armunia
Intervista di Alessandro Leoncini
La compagnia toscana Nerval Teatro è in residenza al Castello Pasquini per lavorare in collaborazione con gli utenti della Cooperativa sociale Nuovo Futuro, al loro prossimo spettacolo, che debutterà al Ravenna Festival. Ho avuto l’occasione di intervistare Elisa Pol e Maurizio Lupinelli, i fondatori della compagnia. Abbiamo parlato, oltre che del loro prossimo lavoro, del Festival Inequilibrio e dell’evoluzione di Armunia negli anni dal punto di vista di due “veterani” di questo luogo.
Da cosa nasce il nome Nerval Teatro?
Maurizio Lupinelli : E’ un omaggio al grande Gerard De Nerval: un poeta francese dell’800, una figura molto stramba del panorama poetico. Nerval è considerato uno dei più grandi della sua epoca solo che era una persona particolare, un po’ disturbato e come spesso accade, è stato scoperto dopo la sua morte. È stato inoltre un drammaturgo che aveva avuto un’idea geniale per quel periodo: il teatro in casa, Invitava il pubblico in casa sua e faceva lo spettacolo lì.
Da anni lavorate con Armunia ad un laboratorio teatrale con attori diversamente abili, da dove nasce l’idea e come si è sviluppato il progetto?
Elisa Pol : Il laboratorio è iniziato nel 2007 e coinvolge une ventina di attori diversamente abili, utenti della cooperativa sociale Nuova Futuro di Rosignano Marittimo. Insieme a loro stiamo portando avanti questo progetto che si chiama “Laboratorio permanente attraversamenti smarriti” grazie al quale i ragazzi hanno l’opportunità di condividere le pratiche teatrali, dal laboratorio alla realizzazione di spettacoli. Da quando è nato abbiamo realizzato numerose messe in scena che poi hanno circuitato in Italia ed anche all’estero.
M.: Negli ultimi anni abbiamo affrontato vari tipi di percorsi teatrali: i primi spettacoli erano molto corali, con la presenza degli educatori in scena, adesso i ragazzi si esibiscono da soli. Il lavoro svolto in questi anni ha aperto la possibilità di lavorare maggiormente sulle loro abilità ed abbiamo scoperto insieme che possono affrontare la scena in autonomia. La grande svolta è stata con “Cosa sono le nuvole” di Pasolini, dove i ragazzi hanno eseguito la performance da soli. Dopodiché siamo stati un po’ senza far spettacoli ed ho immaginato un percorso attraverso i testi di Samuel Beckett. Questo percorso di ricerca che abbiamo chiamato appunto “Attraversamenti Smarriti” è stato essenzialmente un lavorare in maniera molto libera sui testi cardine dell’opera di Beckett.
E: “Attraversamenti” è lo spettacolo nato di conseguenza al progetto “Attraversamenti smarriti”
M.: Per 3 anni abbiamo lavorato sull’opera di Beckett chiamando questo studio “Attraversamenti smarriti”. All’interno del progetto abbiamo fatto riferimento oltre che all’immaginario Beckettiano anche all’immaginario artistico di Alberto Giacometti. Nel frattempo abbiamo continuato a lavorare sempre su Beckett e da questo affresco che era “Attraversamenti” abbiamo estrapolato una composizione di alcuni testi di Beckett.
Quindi la futura messa in scena è formata da estratti dei lavori di Beckett?
M.: Sì, sono frammenti estratti da Aspettando Godot, Finale di partita e Giorni felici. Quest’anno abbiamo un grande appuntamento: al Festival di Ravenna dove mostreremo questo lavoro che si chiama Sinfonia Beckettiana che debutterà in prima nazionale al teatro Alighieri il 21 di Giugno. E il 24 di Giugno saremo in scena qua al festival Inequilibrio. In Sinfonia Beckettiana saranno coinvolti due musicisti: Matteo Ramon Arevalos (pianista) e Stefano Gullo (violinista).
Com’è nata la collaborazione con questi due musicisti?
M.: E’ stata la direzione artistica del Ravenna Festival che ci ha presentato questi due musicisti.
E: Eravamo comunque già interessati ad iniziare un percorso multidisciplinare con gli attori del Laboratorio Permanenti, perché dopo anni di lavoro continuativo, sentivamo il bisogno di aprire il laboratorio anche ad altri linguaggi artistici. Quando abbiamo ricevuto la proposta del Ravenna Festival l’abbiamo accolta a braccia aperte.
La vostra compagnia viene in residenza al Castello Pasquini da ormai tanti anni, com’è cambiata Armunia nel tempo dal vostro punto di vista?
M.: Non è cambiata, anzi, ha mantenuto negli anni sempre la sua missione, nonostante il momento non sia dei migliori. Riesce comunque a tenere alta la missione che si è data a suo tempo. Va detto che quando ancora non esistevano le residenze artistiche Armunia aveva già queste modalità. Da qua sono passati tutti i più grandi sia danzatori, che musicisti, attori. Io frequento Armunia dal 2003 e non ho visto cambiamenti, se non quelli legati alla difficoltà del momento storico ed economico. La missione e la particolarità di questo luogo sono intatte e nonostante la difficoltà generale la proposta è mantenuta altissima, rimane sempre un luogo dove gli artisti vengono volentieri.
Cos’è per voi l’esperienza del festival INEQUILIBRIO?
E: Con questo tipo di progetto per noi è sempre un’esperienza importante perché è l’occasione in cui possiamo mostrare e condividere il frutto di un lungo percorso invisibile realizzato con queste persone. Inoltre è una grande occasione di integrazione: gli attori del Laboratorio vanno in scena contemporaneamente ad altri professionisti e condividono lo spirito del festival.
Inequilibrio è la condivisione di un’esperienza e dei valori che produce.
Quali sarebbero tre parole che usereste per descrivere l’esperienza della residenza?
M.:Tempo da perdere, aspettare e guardare. Tempo da perdere perché è un lusso poter stare qua e magari non fare niente ma mettere le basi di un mosaico che ancora non c’è. Guardare inteso come guardare gli altri ma anche se stessi, anche osservare il nulla.